Arrampicata in falesia

Dettagli

Data
18-9-2016
Difficoltà
EEA: Escursionisti esperti con attrezzatura
Accompagnatori
  • Raffaele Vezzola

Pomeriggio “verticale” per i ragazzi del Cai Vestone. Per motivi organizzativi e di sicurezza abbiamo dovuto in concerto con gli accompagnatori della palestra suddividere in due parti i 60 iscritti all'Alpinismo Giovanile. La prima uscita alla falesia del Crench è toccata agli “anziani” ed il programma prevedeva: nodi, salita in “moulinette” con la corda dall’alto, salita da primo con uso dei rinvii e coppie ed infine discesa autogestita in corda doppia con piastrina e nodo autobloccante Machard, il tutto sempre protetto con corda dall’alto.
Programma sostanzioso ed impegnativo, ma d’altronde molti ragazzi sono al secondo anno ed è indispensabile fare un passo in avanti nella tecnica.
Mentre gli accompagnatori attrezzano le 3 vie ci apprestiamo alla vestizione dell’imbrago sfoggiando la nuova attrezzatura di gruppo acquistata con il denaro raccolto ad inizio anno.
Veloci ci imbraghiamo e affrontiamo il primo nodo: l'Otto ripassato o nodo delle Guide o Savoia doppio, tanti nomi per il nodo fondamentale che lega la corda all’imbrago. I primi a raggiungere l’obiettivo, calzato il casco, si avvicinano alle pareti e ben protetti dagli accompagnatori iniziano ad arrampicare. Fatta la prima salita, utilizziamo il tronco di un albero e cominciamo a sperimentare l'uso corretto della “piastrina” e del nodo autobloccante Machard. Queste manovre dovranno poi metterle in atto appesi nel quasi vuoto a 15 metri di altezza per poter da soli, sotto l'occhio vigile degli accompagnatori, guidare la propria discesa.
Le ore passano proficuamente e tutti gli obiettivi vengono raggiunti ed anche i ragazzi dapprima titubanti gonfiano i muscoli soddisfatti delle loro prestazioni.
Uno sguardo all’orologio e ci rendiamo conto di essere un’ora in ritardo sulla tabella di marcia e i nostri autisti ci stanno aspettando a Crone per riportarci a Vestone. Zaino in spalla e giù di corsa.

L’obiettivo dei ragazzi era di vincere la difficoltà che a volte il timore crea, quello di noi accompagnatori era di rendere loro protagonisti autonomi della loro arrampicata. Ritengo che tutte e due le mete siano state raggiunte.
Ottima uscita tecnica e di formazione presto fisseremo la data per i ragazzi restanti.

Raffaele